Come purtroppo molti di noi sapranno, i nostri oceani sono pieni di plastica; ogni anno vengono prodotti circa 335 milioni di tonnellate di plastica (5 volte superiore a quella prodotta 50 anni fa) di cui 8 tonnellate finiscono nei nostri mari.
Le correnti oceaniche hanno iniziato ad accumulare i rifiuti in zone “stabili” fino a formare delle vere e proprie isole; al momento sono state riconosciute 5 isole, la cui più famosa è la The Great Pacific Garbage Patch.
Perché è la più famosa? Nel 2013 l’artista italiana Maria Cristina Finucci ha spinto l’UNESCO a riconoscerla come Stato; nello stesso anno è stato riconosciuto il Garbage Patch State.
Quest’enorme isola situata tra le isole Hawaii e la California, secondo alcune stime contiene 80.000 tonnellate di plastica, equivalenti a 5 trilioni di pezzi di plastica.
Ocean Saviour nasce da un’idea di Richard W. Roberts e Simon White, fondatori di TheYachtMarket.com; l’incredibile serie BBC Blue Planet presentata da Sir David Attenborough nel 2016/2017 li ha lasciati devastati e si sono sentiti in dovere di fare qualcosa.
Hanno così deciso di lanciarsi alla ricerca di nuove idee insieme ad alcuni dei migliori ingegneri e progettisti navali del mondo, con lo scopo di unire tra loro diverse tecnologie per affrontare il problema.
Solo alcuni mesi dopo, Ocean Saviour prendeva vita, lavorando a fianco di organizzazioni e figure di spicco nell’industria marina globale; il designer Ricky smith, gli ingegneri navali Dr. Andrew Baglin e Stuart Friezer, David Jones di Just One Ocean, Rory Sinclair da Big Blue Ocean Cleanup e 2 leggende del mondo della vela, Dee Caffari MBE e Mike Golding OBE.
Questo progetto ovviamente non è l’unico al mondo; i nostri colleghi di ScienceCuE avevano parlato di un progetto olandese che si prefiggeva lo stesso obiettivo, ripulire gli oceani dalla plastica.
Ocean Saviour è la prima nave al mondo lunga 70 metri, a 3 ponti, auto-alimentata e progettata per individuare, raccogliere e riciclare la plastica dall’oceano, preservando uno dei nostri beni più preziosi per le generazioni future.
Alla nave hanno dato priorità alla funzionalità e alla convenienza costruttiva, piuttosto che allo stile esterno; il design è stato basato sull’esperienza e la pura scienza dell’architettura navale. I progettisti hanno convenuto che fossero installate tutte le tecnologie ad energia alternativa di ultima generazione, dove possibile; sono stati infatti previsti pannelli solari e tanti piccoli generatori eolici collegati al sistema di alimentazione ausiliario.
Il punto chiave del progetto sono i sistemi di raccolta Manta Collector Array che raccolgono i materiali plastici; vengono immessi in un trasportatore di bordo, triturati finemente, macinati e lavorati attraverso un impianto di gassificazione a plasma incorporato che li distruggerà completamente con un inquinamento atmosferico minimo. Il prodotto di questo processo pionieristico verrà quindi utilizzato per alimentare la nave, rendendola autoalimentata (avevamo parlato di qualcosa di simile qui).
Questo processo compatto di smaltimento rifiuti è stato implementato per la prima volta per uso marino a bordo della USS Gerald R. Ford Aircraft Carrier, a opera della compagnia avanzata in processi al plasma PyroGenesis; il team è al momento alla ricerca di possibili partner per la fornitura della tecnologia al plasma.
I collaboratori del team hanno suggerito come forme dello scafo un catamarano in grande scala, soluzione ottimale dal punto di vista economico e di stabilità. Il ponte inferiore è il cuore principale di lavoro della nave ed è stato appositamente progettato per essere ventilato e allo stesso tempo protetto dalle intemperie con un apposito sistema; l’intero ponte è dedicato alla rimozione e al riciclaggio industriale della plastica.
Il ponte centrale può ospitare 2 container da 40 piedi che possono essere usati come laboratori di ricerca, alloggi VIP oppure come area di stoccaggio alla rinfusa. La plancia è sul terzo e più alto ponte della nave, dove sono presenti la maggior parte delle aree dell’equipaggio e l’eliporto. I vetri curvi prodieri ricordano il design dei superyacht, ma ha uno scopo molto più utile in quanto riduce l’impatto di onde anomale, green sea e dell’aria; inoltre garantisce all’equipaggio una maggior visibilità.
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