L’uomo è da sempre dipendente dal mare, e lo studio del fondali e del comportamento delle correnti e delle onde è utile, oltre che per capire un po di più il nostro pianeta, per l’industria marittima. Difatti l’osservazione oceanica permette di predirre le condizioni meteo marine, essenziali per il commercio marittimo.
In questo articolo vi presentiamo 5 tecnologie utilizzate per studiare gli oceani e comprendere il loro comportamento in tutte le parti del mondo.
Il seaglider è un veicolo sottomarino autonomo (Autonomous underwater vehicle, AUV) sviluppato per effettuare misurazioni di parametri oceanici per lungo tempo. Piuttosto che utilizzare propulsione elettriche, questo veicolo utilizza variazioni di galleggiabilità e delle ali per avere la spinta in avanti. L’assetto invece viene controllato da un sistema di zavorra dinamico.
Il veicolo è stato progettato per coprire migliaia di chilometri e per durare mesi. Può operare a profondità fino a 1000 metri, infatti lo scafo si comprime quando la pressione dell’acqua lo richiede.
Il particolare mezzo di propulsione fa si che il la traiettoria del seagliders sia trocoidale. Questo permette al veicolo di toccare regolarmente la superfice del mare garantendo il tracciamento satellitare.
Il radar emette un segnale indirizzato alla superfice del mare che viene riflesso indietro. Misurato l’effetto Doppler è possibile conoscere la velocità e la direzione delle onde.
Fra le 5 tecnologie utilizzate per studiare gli oceani troviamo ovviamente il sistema di boe. Una boa è una oggetto galleggiante utilizzato per collezionare dati sul mare e sulle condizioni ambientali. Fra i dati misurati troviamo la temperatura superficiale del mare, la velocità di superfice, parametri dell’onda, velocità e direzione del vento. I dati vengono inviati ad un centro di raccolta tramite satelllite.
Nel caso in cui si tratti di boe per tsunami (Tsunami Buoy System, TBS), esiste un quarto componente chiamato Bottom Pressure Recorder (BPR) che è installato sul fondo del mare e , misurando la pressione dell’acqua nel fondale, permette di prevedere l’elevazione dell’onda sulla superfice.
Questa tecnologia è utilizzata sin dal 1990 su squali, tartarughe marine, deflini, balene, etc.
Gli idrofoni sottomarini sono progettati per catturare qualsiasi suono sottomarino. Come dei normali microfoni, funzionano sfruttando una particolare proprietà di alcuni materiali detta piezoelettricità. Le onde sonore, che comprimono-espandono il materiale, vengono tradotte come un segnale elettrico. Il segnale viene analizzato per capire la direzione delle onde e la posizione della fonte.
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