Trasformare la plastica in diesel: ora si può

Chissà quante volte in spiaggia, dopo giorni di tempesta, avete magari notato la presenza di rifiuti di ogni specie, da plastica a bottiglie di vetro: una vera e propria “raccolta indifferenziata”. Negli ultimi anni, il problema dell’inquinamento (specialmente quello marino) è molto sentito dalle nazioni e numerosi sono gli emendamenti e i provvedimenti espletati per prevenire, e nei casi peggiori, arginare il fenomeno (basti pensare alla convenzione MARPOL).

Ebbene, dal Ph.D americano Swaminathan Ramesh (presidente della EcoFuel Technologies, Inc.) e dal velista James Holm arriva la soluzione per uno smaltimento sicuro di rifiuti polimerici. I due starebbero perfezionando un minireattore da installare a bordo delle navi, in grado di trasformare i rifiuti di plastica in mare direttamente in diesel per le imbarcazioni (gasolio, diesel o JP-8 kerosene)

Clean Ocean International

Lo chiamano PTF (Plastic to Fuel) e sarebbe  in grado di gestire centinaia e centinaia di kg di plastica al giorno. Il progetto è supportato dall’associazione no-profit Clean Oceans International con sede a Santa Cruz, il cui obiettivo è ricercare fondi per risolvere il problema dell’inquinamento da plastica negli Oceani.

In 35 anni come capitano, sono stato testimone di un lento declino della salute degli oceani. La plastica, costituisce una larga parte di questo danno ambientale e nel 2004 ho iniziato un viaggio per riuscire a fare qualcosa che facesse la differenza.

James Holm

Il processo impiegato è quello di pirolisi: si applica elevato calore ad un materiale in assenza ossigeno, in maniera tale che si cuocia, per così dire, senza bruciare. Attraverso questo processo, i polimeri plastici si spezzano in catene di idrocarburi più piccole da cui è possibile ottenere il diesel.

Minireattore – ecofueltechnology.com

Il merito di Ramesh è quello di esser riuscito nell’intento di produrre direttamente il diesel senza complesse operazioni di raffinazione, avendo sviluppato un catalizzatore metallocenico depositato su un materiale di supporto poroso che, accoppiato con una reazione di pirolisi controllata, produce gasolio direttamente pronto all’uso.

Successivamente, una volta perfezionato il processo dal punto di vista tecnico, il team si è concentrato sulla realizzazione dello stesso sistema ma in piccola scala, in grado cioè di poter essere installato in spazi ridotti (come quelli a bordo di una nave). Le temperature di esercizio sono inferiori a quelle normalmente impiegate: funziona tra i 350° e 380° C.

Molti però hanno sollevato critiche circa la quantità di plastica raccolta dall’oceano: essa dovrebbe poter bilanciare il combustibile speso nel processo. Inoltre al momento, il processo funziona solo con alcuni tipi di plastica, il che significa che avrebbe bisogno di una selezione preventiva della plastica.

Holm e Ramesh hanno presentato il loro reattore la scorsa settimana al National Meeting and Exposition of the American Chemical Society. Ora il passo successivo è quello di condurre un progetto dimostrativo per il governo della città di Santa Cruz, in California.

Andrea Alfano

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