Costa Concordia, l’ultimo viaggio del relitto

Sabato 16 Maggio la nave Costa Concordia ha effettuato l’ultimo viaggio della sua sfortunata vita operativa. Infatti dal porto di Prà è stata rimorchiata per 10 miglia nautiche fino all’ex superbacino del porto di Genova, oggi bacino Riparazioni Navali.

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Sabato 16 Maggio la nave Costa Concordia ha effettuato l’ultimo viaggio della sua sfortunata vita operativa. Infatti dal porto di Prà è stata rimorchiata per 10 miglia nautiche fino all’ex superbacino del porto di Genova, oggi bacino Riparazioni Navali. Qui saranno rimossi tutti i ponti, dal 14 al 2, con il recupero di circa 50 tonnellate di acciaio, delle quali l’80% sarà riciclato, ed infine lo scafo smantellato.

Quella notte del 13 Gennaio 2012 la Costa Concordia navigava solenne, quasi impavida con le sue 114000 tonnellate di stazza, ospitando a bordo ben 4229 persone tra equipaggio e passeggeri. Una manovra irrazionale, come un eccesso di vanità di un gigante desideroso di specchiarsi, seppur consapevole della sua eleganza e maestosità, nelle luci notturne dell’Isola. Un errore che ha provocato una falla di 70 metri nella fiancata di sinistra.

Da quelle notte sono passati più di tre anni. La cantieristica e l’ingegneria navale italiana hanno reagito brillantemente, riuscendo in un’impresa unica nella storia: recuperare quel relitto che poggiava sul fondo del mare, inclinato di oltre 60° e con ancora a bordo più di 2000 m3 di idrocarburi. Le fasi per il recupero del relitto sono state numerose e molto delicate:

1° fase: approvazione del progetto di rigalleggiamento, affidato alla società Micoperi, e defueling del carburante, avvenuto attraverso la perforazione e la flangiatura delle lamiere contenenti il carburante, che è stato poi pompato fuori bordo in sicurezza.

2° fase: stabilizzazione del relitto attraverso l’installazione di 4 elementi sommersi fissati al fondale marino tra il relitto e la costa e installazione dei sistemi di ritenuta che sono stati poi utilizzati nelle successive fasi, ovvero 12 torrette sulle quali sono stati posti dei martinetti idraulici collegati a delle catene che, passando sotto lo scafo, si agganciavano al lato sinistro del relitto. La presenza dei sistemi di ritenuta è stata necessaria per controbilanciare la forza applicata allo scafo e garantire così la rotazione dello stesso.

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3° fase: posizionamento di sacchi successivamente riempiti di cemento per riempire lo spazio tra i due speroni di roccia, uno a poppa e l’altro a prua, dove poggiava il relitto al fine di costituire una base solida per la rotazione; installazione delle piattaforme sul fondo, 3 più grandi e 2 di dimensioni ridotte, avvenuta attraverso la trivellazione del fondale.

4° fase: installazione di 15 cassoni di galleggiamento saldati sul lato di sinistra del relitto.

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5° fase: purbackling (ribaltamento del relitto). Attraverso i martinetti idraulici sono stati messi in tensione i cavi fissati alle estremità dei cassoni e sulle piattaforme sulle quali il relitto si è poggiato col fondo, provocando la rotazione e quindi il raddrizzamento dello stesso. Questa fase è stata la più delicata, anche perché non si era a conoscenza con precisione dello stato di deformazione e di corrosione della murata che poggiava sul fondale, quindi una forza applicata troppo grande avrebbe potuto portare a rottura le lamiere del fianco.

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6° fase: rigalleggiamento avvenuto prima mediante l’installazione di 15 cassoni sul lato di dritta del relitto e successivamente con lo svuotamento dei cassoni su entrambi i lati (che erano riempiti con acqua di zavorra), operazione che ha garantito la spinta necessaria per riportare il relitto in galleggiamento.

Finita la fase di rigalleggiamento il relitto è stata rimorchiato fino al porto di Prà (Genova).

Entro 22 mesi si prevede che quel che resta dello scafo della Concordia sarà completamente smantellato, lasciando della tragedia del 13 Gennaio 2012 soltanto il dolore per le famiglie delle 32 vittime e il ricordo commosso di tutti coloro i quali  quella disgraziata mattina si sono svegliati sgomenti davanti alla più grande tragedia che la marineria italiana abbia mai vissuto.

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