Cargo droni, dalla mitologia alla tecnologia
Progetto Munin: uno studio di fattibilità su ponti di comando autonomi, macchine autonome, centri operativi a terra
Nella mitologia del Nord Munin è il nome del corvo del dio Odin. Il suo compito era quello di volare nei cieli di tutto il mondo per poi tornare dal suo padrone e riferirgli tutte le informazioni che era stato in grado di raccogliere. Come il corvo della mitologia norvegese, una nave senza equipaggio deve poter svolgere il suo compito in modo indipendente, assicurando di trasportare il suo carico integro al porto di destinazione stabilito.
Il progetto Munin (Maritime Unmanned Navigation through Intelligence in Networks) è stato co-finanziato dall’UE ed è partito il primo settembre 2012 per la durata di 36 mesi con lo stanziamento di 3,5 milioni di euro. Il suo scopo è uno studio di fattibilità su ponti di comando autonomi, sale macchine autonome, centri operativi a terra e l’architettura di comunicazione di collegamento tra i vettori e le centrali operative. Ma quali vantaggi potrebbero derivare dall’utilizzo navi completamente autonome, senza cioè la necessità di avere un equipaggio a bordo?
Eliminando il ponte di comando e togliendo dalle cargo il personale umano, il veicolo risulterebbe più leggero del 5% e consumerebbe tra il 12 e il 15% di combustibile in meno (1). Senza contare l’abbattimento dei costi per il personale (alloggi, vitto, stipendi..) che mediamente pesano per il 44% dei costi di gestione (2).
Inoltre una nave autonoma permetterebbe di ridurre la velocità di crociera, il che porterebbe a un consumo di combustibile inferiore e conseguentemente a emissioni nell’atmosfera inferiori (CO2, NOx e SOx ecc…).
Tuttavia lo sviluppo di navi autonome richiede l’utilizzo di nuove tecnologie sia a bordo che a terra. Occorre installare a bordo un sofisticato sistema di sensori in grado di evitare ostacoli e quindi collisioni; un sistema di posizionamento e navigazione in grado di determinare e controllare l’esatta posizione della nave, la sua velocità e la rotta; il motore deve essere fornito di un avanzato sistema automatizzato in grado di azionare tutte le attrezzature di bordo. A terra invece c’è bisogno di una stazione di controllo dove personale qualificato monitora costantemente la situazione e che in caso di imprevisto riesca ad assistere a distanza la nave. Perché tutto ciò sia possibile è indispensabile un solido e affidabile sistema di comunicazione.
Ma tutto ciò è davvero fattibile? E’ pensabile utilizzare dei cargo “droni” per il trasporto marittimo? Di certo la strada è ancora in salita, nonostante l’ottimismo lasciato trapelare dalla Rolls-Royce, che attualmente sta lavorando su un prototipo a realtà virtuale di un ponte di comando per il controllo remoto di veicoli marini. Così il direttore dell’ IACS di Londra Derek Hodgson: << Potete immaginare i problemi di una cargo senza un pilota umano a bordo in pieno oceano? Abbiamo già abbastanza problemi con il personale a bordo, figuriamoci!>>.
unmanned-ship.org Bibliografia- Operto, Fiorella. Trasporto marittimo, è l’ora dei cargo “droni”? TTM. 9-10 2014, p. 22.
- Moore Stephens International. www.moorestephens.com. [Online]